Sciopero del trasporto pubblico locale, una rivendicazione che va oltre le politiche del lavoro
venerdì 8 novembre 2024 comunicato stampa
Sciopero del trasporto pubblico locale, una rivendicazione che va oltre le politiche del lavoro
Un settore strategico della transizione ecologica sempre più condizionato da ritardi e inadempienze. A quando un cambio di passo?
Legambiente: “I tagli al trasporto collettivo si traducono in ulteriori costi che graveranno su altri settori, TPL e ferrovie sono un bene comune prioritario, non un territorio di caccia per equilibrismi finanziari.”
Ritardi, inadempienze, incidenti, pendolari sempre più demoralizzati. La qualità della vita e dell’ambiente che si deteriora in attesa di un bus o di un treno che troppo spesso non arriva o ritarda.
È questo il quadro in cui, anche in Veneto, lo sciopero del Trasporto Pubblico Locale proclamato da numerose sigle per l’intera giornata di venerdì 8 assume un senso che va oltre la mera rivendicazione sindacale sul rinnovo del contratto, evidenziando come i tagli ipotizzati dalla manovra finanziaria infieriranno sulla già scadente qualita del servizio e dei mezzi.
Il TPL, vettore cruciale della transizione ecologica ed energetica, non fa che subire tagli e ridimensionamenti, al punto da non risultare più attrattivo né come servizio né come ambito occupazionale. Gli € 1,5 Mld. di tagli contestati dai sindacati negli ultimi dieci anni rischiano di generare ulteriori spese, anziche l’ipotesi di risparmio per la quale sono stati decisi: costi ambientali e sociali che finiscono per pesare su altri piatti della bilancia dei pagamenti.
“In Veneto, la spending review chiesta dal governo ai ministeri per la prossima manovra comporterà certamente un taglio di importanti finanziamenti al TPL, al contrario di quanto annunciato dall’assessore regionale De Berti – commenta Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – senza considerare che a partire dal 2025 Regione Veneto già perde 30 milioni di euro come previsto dai nuovi criteri di riparto dei fondi per il trasporto pubblico locale che, correttamente, penalizzano le Regioni che non investono fondi propri aggiuntivi nel Tpl, cosa che il Veneto non fa da decenni, se non in termini residuali. Una norma contestata a cui Regione Veneto aveva opposto addirittura formale ricorso ma confermata da un sentenza della Corte Costituzionale. Chiediamo un cambio di passo ed una maggiore assunzione di responsabilità: si mettano finalmente a bilancio risorse ingenti aggiuntive per il Trasporto pubblico locale, per aiutare i lavoratori e migliorare l’aria che respiriamo”.
Il rischio dunque che i trasporto pubblico locale piombi nel baratro c’è, ed è concreto: gli investimenti di Regione Veneto da troppo sono tempo limitati ai soli trasferimenti di fondi statali e necessitano di essere implementanti e accompagnati da una visione politica che non tenga solo conto delle esigenze manutentive ma diano valore sociale e priorità al trasporto collettivo, che invece sembra mancare. Ne è un esempio lampante il tracollo del servizio di Sistemi Territoriali, che ha abdicato già molti anni fa alla gestione disastrosa delle tratte Verona-Rovigo e Rovigo-Chioggia di sua competenza, aprendo la strada al suo fallimento ed al percorso di assegnazione ad altro gestore, che, finalmente concluso, vedrà Trenitalia rimettere in sesto, ci auguriamo presto, un servizio da lungo tempo considerato tra i peggiori d’Italia. inevitabilmente, i cittadini del veneto scelgono sempre più l’automobile privata per spostarsi, non fidandosi di un sistema che mette a rischio la produttività invece di sostenerla. Già nel 2022 il tasso di motorizzazione regionale aveva superato il livello raggiunto nel 2019..
Serve quindi una pianificazione a lungo termine non solo della cantierizzazione dei lavori sulla rete, ma anche uno scenario gestionale che inizi da subito a integrare ferro, gomma, sharing e ciclabilità, con una gestione della multimodalità e della intermodalità davvero innovativa, da tempo invocata ma mai realizzata. Il rischio di interventi intempestivi e poco coerenti e la progressiva sparizione del trasporto collettivo dallo scenario della mobilità, anche nei centri urbani, potrà portare con sé riflessi negativi non solo sull’ambiente, ma sull’economia più in generale.
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