Inquinamento da PFAS: Il territorio interessato

La contaminazione  delle acque superficiali, delle acque di falda e degli acquedotti pubblici da  sostanze perfluoroalchiliche, indicate comunemente come PFAS, ha come fonte principale lo scarico industriale della Miteni spa, un’industria chimica situata nel comune di Trissino (Vi) (Fonte ARPA Veneto-Vicenza  prot.0075059/00.00 del 11/07/2013).
Questo stabilimento chimico  a partire della metà degli anni sessanta, prima come RIMAR (gruppo Marzotto) e attualmente come Miteni  spa, produce composti fluorurati. E’ perciò plausibile che questo tipo di inquinamento si sia protratto nel tempo, almeno per una quarantina d’anni. Ed infatti la prima indicazione di un inquinamento delle falde da  fluoruri  attorno al sito Rimar, oggi Miteni, viene fatta risalire intorno al 1977.

La scoperta dell’inquinamento in corso è avvenuta  a seguito di uno studio commissionato nel 2011 dal Ministero dell’Ambiente  e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) al Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che il 25  marzo 2013 precisava come “Nel bacino di Agno e Fratta Gorzone, anche a monte dello scarico del collettore A.Ri.C.A., sono state misurate concentrazioni di PFOA molto elevate, spesso superiori a 1000ng/l, che destano una certa preoccupazione dal punto di vista ambientale. Ancora più preoccupazione desta la misura della concentrazione di queste sostanze nelle acque potabili campionate da punti di erogazione pubblici e privati. Nel bacino di Agno-Fratta Gorzone vi sono concentrazioni  crescenti da nord a sud che raggiungono valori di PFOA superiori a 1000ng/l e di PFAS  totale superiore a 2000ng/l. I ricercatori concludevano evidenziando “Un possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevono queste acque, prelevate dalla falda.

I limiti obiettivo (limiti di performance) fissati attualmente dall’Istituto Superiore di Sanità e recepiti dalla Regione Veneto sono i seguenti  500ng/l per i PFOA, 30ng/l per i PFOS e 500ng/l totali per gli altri PFAS. Il 18 agosto 2015 l’ISS su richiesta della Regione Veneto ha dato parere favorevole all’innalzamento dei limiti di performance per altre due componenti dei PFAS: il PFBA il PFBS portando la soglia del limite per ciascuno a 500ng/l.


L’area interessata dall’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) è pari a circa 180 km2 di un vasto territorio che si estende tra le province di Vicenza, Verona e Padova, per una popolazione stimata di 300 mila abitanti. All’interno di questo territorio trenta comuni  si sono trovati a dover far fronte all’inquinamento anche dell’acqua potabile, visto che la loro fonte di approvvigionamento risulta fortemente inquinata dai PFAS. Attualmente per rispettare i limiti obiettivo imposti dalla Regione Vento su indicazione dell’ISS, questi comuni hanno dovuto dotarsi di un sistema di filtrazione a carboni attivi, un sistema molto costoso. I filtri devono essere cambiati ogni 4 mesi al costo di c.a. 600.000,00 Euro annui.

Nel territorio molte famiglie non sono servite dall’acquedotto ed attingono l’acqua per uso alimentare e irriguo da pozzi privati, molti dei quali altamente inquinati per effetto di queste sostanze.
La Regione Veneto ha emesso un’ordinanza che impone anche per i pozzi privati il rispetto degli stessi limiti previsti per l’acqua d’acquedotto, per questo motivo l’utilizzo di molti pozzi privati è stato vietato.
Nel solo comune di Sarego (Vi) a seguito delle analisi effettuate il 73% dei pozzi analizzati sono risultati oltre i limiti stabiliti e, di conseguenza, dichiarati inutilizzabili. Una situazione simile si verifica anche nei comuni limitrofi.

Mappa Area di Contaminazione