La produzione industriale mette a rischio la tenuta del sistema veneto dei rifiuti, serve rivedere le normative sull’economia circolare
Si è conclusa la tre giorni del Forum Rifiuti Veneto di Legambiente, arrivato quest’anno alla terza edizione, per continuare ad affrontare, insieme a cittadini aziende e enti locali, le sfide dell’economia circolare e premiare, come ogni anno, i comuni “rifiuti free”.
Ma non solo di rifiuti urbani si è occupato il Forum Rifiuti: la sessione pomeridiana del primo giorno ha visto un confronto tra Legambiente, Confindustria Veneto e le aziende virtuose del sistema industriale dell’economia circolare veneta, quale occasione per focalizzare luci ed ombre del sistema dei rifiuti speciali che in Regione pesano sei volte tanto i rifiuti urbani (13.750.000 t contro i 2.240.000 t).
Ogni anno finiscono in discarica poco meno di 100.000 tonnellate di rifiuti urbani, mentre vengono qui smaltiti 1.000.000 tonnellate di rifiuti speciali. Il Veneto, che ha puntato sulla differenziata spinta e contro la realizzazione di nuovi inceneritori, si trova comunque a doversi confrontare con un sistema produttivo, non sempre virtuoso, che produce troppi rifiuti e che comincia a non trovare più sfogo verso le mete classiche, in particolare lo smaltimento transfrontaliero, soprattutto per i rifiuti speciali pericolosi. La chiusura delle frontiere, a causa di cambiamenti nel mercato europeo e lo stop imposto dalla Cina a plastiche e carta, ha provocato una impennata, più del doppio, dei tempi e dei prezzi di smaltimento. Le industrie hanno manifestato preoccupazione perché hanno gli stoccaggi pieni e non sanno dove portare i rifiuti.
Il Forum Rifiuti ha portato l’esperienza del sistema industriale degli inerti, dotato di impianti che già oggi riciclano oltre il 90% degli rifiuti di demolizione e scorie, ma che non riesce a ricollocare questo materiale sul mercato delle infrastrutture; i problemi sono di natura normativa, con leggi che necessiterebbero una revisione per sbloccare la situazione. Sul fronte della carta riciclata invece, il blocco dell’export per 1,5 milioni di tonnellate ha fatto crollare i prezzi del macero, ma a questa offerta il sistema produttivo interno non riesce a rispondere con una impiantistica necessaria a coprire, ad esempio, la domanda di ondulato.
«I problemi non sono tecnologici ma di natura normativa e autorizzativa – spiega Devis Casetta del Comitato scientifico di Legambiente – una azienda veneta è in grado di produrre bottiglie da PET completamente riciclato, ma l’impianto lo ha realizzato in Giappone, perché ad oggi in Italia non è concesso il riutilizzo del 100% di riciclato per materiali a contatto con gli alimenti.»
La preoccupazione emersa al tavolo di confronto è che il probabile esaurimento delle discariche nel giro di due anni. Secondo Legambiente, concludono Luigi Lazzaro presidente regionale di Legambiente Veneto e Devis Casetta, «per evitare una emergenza rifiuti che metterebbe in crisi il duro lavoro degli ultimi vent’anni di modello veneto virtuoso, il Veneto deve puntare a rinnovare i processi produttivi in chiave di economia circolare, con riduzione degli scarti e recupero di materiali e reagenti nel ciclo produttivo, come avviene già ad esempio con la separazione della plastica dal pulper di scarto delle cartiere: solo così si potrà limitare il consumo delle discariche e portare innovazione nel sistemo produttivo veneto utile a competere sui mercati internazionali».