PENDOLARIA 2015 / LA VERONA – ROVIGO FRA LE 10 PEGGIORI LINEE FERROVIARIE D’ITALIA
Legambiente presenta
Poche corse, mezzi obsoleti, ritardi ed abbandono delle piccole stazioni: questa la condizione della rete ferroviaria Rovigo-Verona.
Dal 2010 a oggi, in Veneto, per questa tratta nulla è cambiato nonostante le molte proteste.
Treni affollati, lenti, spesso in ritardo. Ed ancora treni soppressi, guasti improvvisi, carrozze sovraffollate senza contare i problemi di circolazione legati spesso al binario unico che causano ulteriori ritardi. È ciò che accade nel nostro Paese e in particolare nelle 10 linee ferroviarie peggiori: Roma Lido e Metro B, Alifana e Circumvesuviana, Chiasso-Rho, Reggio Calabria-Taranto, Messina-Catania-Siracusa, Taranto-Potenza-Salerno, Novara-Varallo, Orte-Foligno-Fabriano, Genova-Acqui Terme ed appunto la Verona-Rovigo. Questa è la fotografia del Paese fatta da Legambiente in occasione della campagna “Pendolaria”: iniziativa che censisce le peggiori linee ferroviarie d’Italia, selezionate sulla base di situazioni oggettive e proteste da parte dei pendolari.
“Il trasporto pendolare dovrebbe essere una priorità delle politiche di Governo – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini – perché risponde a una esigenza reale e diffusa dei cittadini e perché, se fosse efficiente, spingerebbe sempre più persone ad abbandonare l’uso dell’auto con vantaggi ambientali, climatici e di vivibilità delle nostre città. Eppure, un cambio di rotta delle politiche di mobilità ancora non si vede. Nella Legge di Stabilità non c’è nessuna risorsa per l’acquisto di nuovi treni o per il potenziamento del servizio, mentre gli stanziamenti erogati dalle Regioni sono talmente risibili da non arrivare, in media, nemmeno allo 0,28% dei bilanci. La nostra mobilitazione a fianco dei pendolari – continua Zanchini – punta a cambiare questo stato di cose. Governo e Regioni devono impegnarsi concretamente per migliorare il trasposto pubblico su ferro”.
Al contrario degli altri Paesi europei, in Italia negli ultimi 20 anni neanche un euro è stato investito dallo Stato per l’acquisto di nuovi treni. Alcune Regioni hanno fatto investimenti attraverso i Contratti di Servizio, altre più virtuose, individuando risorse nel proprio bilancio o orientando in questa direzione i fondi europei. In assenza di una regia nazionale ci troviamo sempre di più di fronte a un servizio di serie A, per i treni ad alta velocità, di serie B nelle Regioni che hanno individuato risorse per evitare i tagli, e di serie C nelle altre Regioni. Il trasporto ferroviario italiano conta treni troppo vecchi, lenti e lontani dagli standard europei di frequenza delle corse. Negli ultimi dieci anni sono stati realizzati alcuni interventi per la sostituzione del materiale rotabile, ma non basta assolutamente. Perché occorre aumentare il servizio con nuovi treni, a partire dalle linee più frequentate e smetterla con i tagli. Inoltre il tasso di sostituzione è ancora troppo lento dato che ha riguardato solo il 19,8% della flotta totale di treni regionali attualmente in circolazione.
“Per quanto riguarda il Veneto – commenta Gigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – sarebbe ora di togliere macchine e camion dalle strade, di implementare le interazioni tra il TPL, la ciclabilità urbana e le linee pendolari, mentre la regione sembra voler tenere a livelli da preistoria, alcuni collegamenti ferroviari tra territori della stessa regione come nel caso della Verona-Rovigo, mestamente nella top ten delle 10 peggiori linee d’italia”
Lungo i 96,6 km che collegano Verona a Rovigo i disagi sono all’ordine del giorno, con poche corse, mezzi obsoleti, ritardi ed abbandono delle piccole stazioni. Su questa linea insiste un pendolarismo importante di studenti e lavoratori, ma si tratta anche di un percorso molto frequentato da turisti vista la presenza di città storiche. I problemi sono davanti agli occhi di tutti: viaggiano mezzi con vecchia tecnologia e con tempi di percorrenza lunghi (55 km/h di media) manca ancora il completamento dell’infrastruttura elettrica nelle tratte Isola della Scala-Cerea e Legnago-Rovigo e non c’è le possibilità di un biglietto unico per il proseguimento da Rovigo a Chioggia.
Le occasioni di ritardo delle corse e a volte la cancellazione di viaggi hanno causato enormi disagi e disservizi alla popolazione, generando una disaffezione nei confronti del treno. Secondo i dati diffusi dalla commissione Trasporti della Regione nel corso dell’ultimo anno, la linea è tra quelle che hanno collezionato più ritardi rispetto al resto dell’intera rete veneta. I convogli hanno viaggiato puntuali solo nell’85% dei casi. A rallentare i trasporti ci sono anche le
coincidenze tra le corse, visto che la linea è a binario unico.
La colpa però del mal funzionamento di questa tratta dipende dalla gestione di Sistemi Territoriali Spa.
Negli anni e nonostante le plurime proteste da parte dei pendolari, non si è ancora provveduto ad una miglior organizzazione della linea.
La situazione è uguale, sulla tratta ferroviaria Chioggia-Rovigo, dove è ormai nota la situazione di disagio che i pendolari continuano a subire; un’unica carrozza di 70 posti, affollata da oltre un centinaio di persone. Nelle corse della mattina e soprattutto del venerdì sera, quando numerosi studenti rientrano a Chioggia dalle diverse sedi universitarie, l’impiego di una sola carrozza non riesce a garantire un adeguato servizio. In queste fasce orarie il sovraffollamento è tale da causare svenimenti e malori tra i passeggeri.
È necessario intervenire, mettendo a disposizione un numero adeguato di carrozze per garantire la sicurezza dei viaggiatori.
La tratta Verona-Rovigo-Chioggia potrebbe mettere in collegamento le località più periferiche della provincia e quelle ad alta vocazione turistico-balneare, come Rosolina e la stessa Chioggia-Sottomarina.
Inoltre c’è il bisogno di agevolare la percorrenza per gli studenti universitari, costretti, in alcuni casi a rinunciare all’iscrizione alle facoltà di Verona, causa la mancata efficienza del sistema ferroviario.
“Stante la costante e grave situazione dell’inquinamento dell’aria – continua Lazzaro – argomento di attualità in questi giorni con le concentrazioni che rimangono al di sopra dei parametri ritenuti sicuri dall’Organizzazione mondiale della sanità e che confermano la drammatica situazione tracciata dal rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) che ha indicato solo in Italia 84.400 morti premature causate dall’inquinamento atmosferico collocate principalmente nell’area più colpita: la Pianura Padana, è necessario che la regione e le Città venete ribadiscano ufficialmente l’abbandono di improbabili alte velocità da 300 km/h a favore di proposte coerenti con le distanze tra le città e contemporaneamente diano una spinta maggiore al trasporto su ferro, al trasporto pendolare e al rilancio del SFMR anche occidentale. I progetti di attraversamento che si stanno studiando devono essere l’occasione per aumentare il servizio ferroviario, permettendo al più ampio numero di persone e merci di usare la ferrovia per spostarsi, principalmente sulle corte distanze, implementando e rendendo possibile quella intermodalità degli spostamenti, per contribuire alla drastica riduzione di quelli su gomma, colpevoli di quell’inquinamento dell’aria che ci sta letteralmente rompendo i polmoni”.
Tabella dei tagli ed aumenti tariffari
Regioni | 2010-2015 | |
Totale dei tagli ai servizi | Totale aumenti tariffe | |
Abruzzo | -9,8% | +25,4% |
Basilicata | -18,9% | - |
Calabria | -26,4% | +20% |
Campania | -15,1% | +23,75% |
Emilia-Romagna | -3,9% | +16,1% |
Friuli V. Giulia | -4,4% | +14,9% |
Lazio | - | +15% |
Liguria | -13,8% | +41,24% |
Lombardia | - | +30,3% |
Marche | -2,2% | - |
Molise | - | +9% |
Piemonte | -8,4% | +47,3% |
Puglia | -3,6% | +11,3% |
Sicilia | -12,1% | - |
Toscana | -3,7% | +24,2% |
Pr. Trento | -3,2% | - |
Umbria | - | +25% |
Veneto | -0,6% | +15% |
Età media del materiale rotabile per Regione
Regione | Età media materiale rotabile | Treni con più di 20 anni | Numero treni | |
1 | Abruzzo | 28,3 (9,2) | 84,7% (18,8%) | 85 |
2 | Basilicata | 23,7 (17,8) | 48,9% (14,3%) | 49 |
3 | Puglia | 22,9 (21,8) | 64,4% (62,8%) | 144 |
4 | Sicilia | 22,5 | 44,1% | 148 |
5 | Lombardia | 21,4 (7,5) | 77,2% (14,9% ) | 448 |
6 | Calabria | 21,1 | 46,7% | 117 |
7 | Umbria | 19,9 (18,2) | 66,3% (65,8%) | 68 |
8 | Sardegna | 19,5 | 43,7% | 86 |
9 | Liguria | 19,5 | 42,2% | 68 |
10 | Marche | 19,3 (18,4) | 49,5% (25%) | 100 |
11 |
|
17,7 | 38,2% | 144 |
12 | Friuli V. G. | 17,4 (11,8) | 45% (7,5%) | 35 |
13 | Campania | 17,3 (16,1 ) | 78,3% (35,9%) | 431 |
14 | Piemonte | 17,2 (16,6) | 36,6% (34,2%) | 309 |
15 | Lazio | 16,8 (15,9 ) | 58,5% (37,3%) | 392 |
16 | Molise | 15,6 | 31,8% | 22 |
17 | Pr. Trento | 15,5 | 11,4% | 50 |
18 | Veneto | 13,9 | 32,7% | 170 |
19 | Valle d’Aosta | 13,7 | 21,1% | 27 |
20 | Toscana | 12,5 | 18,5% | 338 |
21 | Pr. Bolzano | 12,3 | 0% | 59 |
ITALIA | 18,6 (16,1) | 44,9% (30,8%) | 3.290 |